Segreteria FISAPI
Secondo il Global Corporate Sustainability Report 2025 dell’OCSE, la rendicontazione dei fattori Ambientali, Sociali e di Governance (ESG) è diventata la norma per la finanza globale, con il 91% delle aziende quotate che si dichiarano sostenibili. Tuttavia, dietro questa crescita di trasparenza si nasconde un paradosso: l’aumento dei report non si traduce in un adeguato incremento degli investimenti reali nella transizione ecologica.
Il settore energetico è l’esempio più lampante: pur essendo tra i più trasparenti (94% di disclosure), dal 2015 ha triplicato i dividendi e i riacquisti di azioni, mentre gli investimenti in tecnologie pulite sono aumentati in modo marginale. La sostenibilità rischia così di degradare a operazione di immagine, anziché a scelta industriale strutturale.
Qualità della Trasparenza e Sfide sulle Emissioni
Nonostante l’alta diffusione della rendicontazione, la qualità delle informazioni resta disomogenea e la comparabilità limitata.
Una criticità evidente emerge dalla rendicontazione delle emissioni: l’88% delle aziende comunica i dati relativi alle emissioni dirette (Scope 1 e 2), ma solo il 76% fornisce misure per lo Scope 3, ossia quelle indirette derivanti dalla catena del valore. Quest’ultima tipologia è la più complessa, ma anche la più determinante per valutare l’effettivo impatto ambientale complessivo di un’impresa.
Inoltre, il grado di affidabilità dei dati è incerto: solo il 42% delle informazioni ESG è sottoposto a verifica da parte di soggetti terzi indipendenti (assurance), e nella maggior parte dei casi (56%) si tratta di “limited assurance”, che offre un livello di certezza inferiore.
Governance e Convergenza Normativa
A livello di governance, il 70% dei consigli di amministrazione è ora coinvolto nella supervisione dei rischi climatici e il 67% delle aziende ha introdotto indicatori di sostenibilità negli incentivi dei top manager. Tuttavia, la rappresentanza del capitale umano è ancora sottovalutata, con solo l’11% delle imprese che include rappresentanti dei lavoratori nei CdA.
Il report evidenzia come la frammentazione degli standard di reporting (GRI, TCFD, SASB) ostacoli la comparabilità globale, sollevando l’urgenza di armonizzare le pratiche, anche attraverso l’adozione di standard internazionali come l’IFRS S1 e S2 o l’obbligo europeo ESRS/CSRD.
La sfida finale è l’applicazione del principio di doppia materialità, che impone di considerare sia l’impatto dell’azienda sulla società che il rischio finanziario che i fattori ambientali e sociali creano per l’azienda stessa. L’OCSE conclude che la disclosure da sola non basta: sono necessari incentivi concreti e meccanismi di governance che integrino realmente la sostenibilità nelle priorità industriali strategiche.





