Sempre più deleghe alle parti sociali nella regolazione dei rapporti di lavoro
La contrattazione collettiva si conferma uno strumento centrale nella regolazione del rapporto di lavoro. Dagli ultimi interventi legislativi sulla partecipazione dei lavoratori alla governance aziendale fino alla disciplina dei contratti a termine, aumenta il numero di materie affidate alla negoziazione tra imprese e rappresentanze sindacali. Una trasformazione che riflette la volontà del legislatore di promuovere soluzioni condivise, flessibili e aderenti alla realtà dei singoli settori e territori.
I numeri della contrattazione nel 2024
Secondo l’XI Rapporto Adapt, nel 2024 i rinnovi contrattuali hanno evidenziato una forte attenzione a temi centrali per il mercato del lavoro:
- lavoro a termine nel 35% dei rinnovi, con interventi sulle causali per i contratti oltre i 12 mesi e il contingentamento;
- apprendistato nel 20%, con focus sulla formazione e il sostegno bilaterale;
- orario di lavoro nel 36%, anche in chiave di flessibilità settimanale e plurisettimanale;
- welfare e benessere nel 78%, con particolare attenzione ai lavoratori fragili e alla conciliazione vita-lavoro;
- formazione nel 21%, con strumenti mirati alla crescita delle competenze.
Gli aumenti salariali medi (+4%) hanno superato l’inflazione (+1%), generando un incremento reale del potere d’acquisto (+3%), pur senza colmare il gap retributivo accumulato dal 2019 (-7,1%).
Le materie oggetto di delega
La contrattazione collettiva nazionale è oggi chiamata a regolare una serie crescente di materie, tra cui:
- le causali per i contratti a termine superiori ai 12 mesi (fino a 24);
- la definizione di orari di lavoro inferiori a quelli legali, anche su base media annuale;
- la disciplina dello straordinario e del lavoro notturno;
- l’individuazione dei settori nei quali è possibile attivare collaborazioni coordinate e continuative (co.co.co.).
Anche a livello aziendale e territoriale, le rappresentanze sindacali sono chiamate a intervenire in ambiti rilevanti, come la gestione dei licenziamenti collettivi o il trasferimento d’azienda, attraverso strumenti di informazione e confronto preventivo.
In alcuni casi, la legge affida funzioni anche alla contrattazione individuale, ad esempio per definire – in assenza di specifiche previsioni collettive – le esigenze tecniche, organizzative o produttive che giustificano l’estensione dei contratti a termine oltre i 12 mesi. Questa possibilità è valida fino al 31 dicembre 2025.
Il ruolo della contrattazione per le professioni
Per il mondo delle professioni ordinistiche e associative, la centralità crescente della contrattazione collettiva rappresenta un’opportunità concreta, ma richiede anche un forte impegno in termini di qualità negoziale, rappresentanza effettiva e tutela delle competenze. La contrattazione può diventare un vero strumento di valorizzazione del lavoro professionale, anche nei confronti delle nuove figure ibride e del lavoro autonomo economicamente dipendente.
In quest’ottica, Federprofessioni ribadisce l’importanza di:
- rafforzare le misure di welfare contrattuale, con particolare attenzione alla salute, al benessere organizzativo e alla conciliazione vita-lavoro per i professionisti;
- sostenere il riordino del sistema contrattuale per evitare fenomeni di dumping normativo e salariale;
- garantire livelli retributivi equi e coerenti con la formazione e le responsabilità richieste;
- rafforzare il ruolo della contrattazione come leva per l’innovazione sociale e professionale.
L’evoluzione del quadro normativo e contrattuale evidenzia come la contrattazione collettiva non sia più un semplice strumento integrativo della legge, ma un vero e proprio pilastro della regolazione dei rapporti di lavoro. Un processo che richiede responsabilità, trasparenza e competenze adeguate da parte di tutti gli attori coinvolti.