Crisi Sanitaria: fuga di Infermieri e Medici in Italia

Sanità, fuga senza precedenti: in nove mesi si sono dimessi 20mila infermieri

Federprofessioni denuncia una crisi strutturale che minaccia il futuro della sanità pubblica

Nei primi nove mesi del 2024, oltre 20mila infermieri hanno lasciato volontariamente il Servizio Sanitario Nazionale, con un incremento del 170% rispetto all’anno precedente. Un’emorragia di professionisti che, negli ultimi quattro anni, ha portato alla perdita di 43mila infermieri nella sola sanità pubblica. La situazione è resa ancor più grave dalle dimissioni di 7mila medici nello stesso periodo, segnale di una crisi sistemica che mette a rischio la tenuta dell’intero sistema assistenziale.

Questa è una “crisi senza precedenti”, destinata a peggiorare nei prossimi mesi. I dati mancanti dell’ultimo quadrimestre del 2024 indicano che il trend potrebbe superare le 30mila dimissioni annue, con una media di oltre 2mila infermieri che lasciano il sistema ogni mese.

Le cause della fuga: carichi di lavoro insostenibili e stipendi inadeguati

Le cause alla base di questo esodo di massa sono molteplici:

  • Carichi di lavoro eccessivi: turni massacranti e personale insufficiente aggravano le condizioni di stress.
  • Retribuzioni non adeguate: gli stipendi degli infermieri italiani sono tra i più bassi in Europa, ben al di sotto della media OCSE.
  • Difficoltà economiche diffuse: molti infermieri sono costretti a ricorrere a prestiti per far fronte alle spese quotidiane.
  • Stress, burnout e ambiente ostile: episodi di violenza in corsia e la mancata valorizzazione professionale contribuiscono a una crescente sfiducia nella professione.
  • Mancanza di prospettive future: molti infermieri non consiglierebbero a nessuno di intraprendere questa carriera.

Il problema non si ferma qui: oltre alla fuga di chi già lavora, i dati confermano che sempre meno giovani scelgono la professione infermieristica. Tra il 2015 e il 2022, il numero di studenti che ha tentato l’accesso ai corsi di laurea in infermieristica è calato del 20%, con una ridotta attrattiva del settore per gli uomini (oltre l’80% degli iscritti è di sesso femminile). Il risultato è un circolo vizioso: meno infermieri disponibili, maggiore carico di lavoro per chi rimane, più dimissioni e sempre meno studenti pronti a entrare nel sistema.

Federprofessioni: servono interventi strutturali, non soluzioni tampone

Di fronte a questa emergenza, Federprofessioni ribadisce con forza che non bastano più misure tampone: servono azioni strutturali e immediate per salvare la sanità pubblica. È tempo di risposte concrete, e le priorità sono chiare:

  • Adeguamento salariale per avvicinare le retribuzioni alla media europea e rendere il lavoro infermieristico competitivo.
  • Piani straordinari di assunzione per ridurre il carico di lavoro e garantire la sicurezza nei reparti.
  • Investimenti nel benessere organizzativo, per tutelare la salute mentale e prevenire il burnout degli operatori sanitari.
  • Incentivi per trattenere gli infermieri, contrastando la fuga verso il settore privato o l’estero.

Non è più tempo di annunci: servono interventi concreti e immediati per fermare il collasso della sanità pubblica”, conclude Federprofessioni. La tutela degli infermieri e dei medici deve essere una priorità per garantire il diritto alla salute dei cittadini.

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