Welfare negli studi legali: impegno reale o semplice facciata?

Negli ultimi anni, il tema del benessere lavorativo ha assunto un ruolo sempre più centrale all’interno delle aziende, con iniziative mirate a migliorare la qualità della vita professionale: dallo smart working ai congedi parentali, passando per benefit sanitari e percorsi di formazione. Tuttavia, quando si parla di studi legali, ambienti caratterizzati da elevati livelli di stress e tempi di lavoro serrati, la questione del welfare assume connotazioni particolari.

Welfare o “carewashing”?

L’attenzione delle organizzazioni nei confronti del benessere dei propri collaboratori è in crescita, ma non sempre le politiche aziendali si traducono in azioni concrete. In alcuni casi, si verifica un divario tra le iniziative annunciate e la loro effettiva implementazione, un fenomeno noto come carewashing.

Secondo Davide Boati, senior executive director di Hunters Group, “il benessere dei dipendenti è diventato un tema sempre più rilevante per aziende e lavoratori. Spesso, però, le politiche di welfare rimangono solo sulla carta: orari flessibili, lavoro ibrido e iniziative per la sostenibilità vengono citati come esempi di attenzione al benessere, ma nella pratica trovano scarsa applicazione. Questo genera delusione, stress e insoddisfazione, con ripercussioni anche sulla produttività e sul business.”

La realtà negli studi legali

Nel settore legale, la questione è particolarmente sentita. Gli avvocati d’affari sono sempre più richiesti e gli studi devono adottare strategie per attrarre e trattenere talenti. Non è solo una questione di retribuzione, ma di qualità della vita professionale.

Un’indagine condotta da Affari Legali ha evidenziato come molte law firm stiano investendo concretamente nel miglioramento delle condizioni di lavoro, cercando di superare la distanza tra intenzioni e realtà. Le iniziative di welfare, infatti, rappresentano non solo un beneficio per i professionisti, ma anche un vantaggio competitivo per gli studi che vogliono mantenere e attrarre collaboratori qualificati.

Il rischio del carewashing è reale, ma negli studi legali più strutturati si registra un impegno crescente per rendere il welfare un elemento tangibile della cultura aziendale. La sfida è trasformare le dichiarazioni di intenti in politiche concrete, garantendo un ambiente di lavoro che risponda realmente alle esigenze dei professionisti.

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