Segreteria Fisapi
L’Italia ha rafforzato significativamente i suoi impegni con la NATO, aderendo all’accordo del summit dell’Aia che vincola i Paesi alleati a stanziare almeno il 3,5% del PIL annuo per la Difesa entro il 2035. Per l’Italia, questo accordo comporterebbe un massiccio aumento della spesa: dagli attuali 45 miliardi di euro (tra Difesa e Sicurezza) si passerebbe a 145 miliardi di euro entro il 2035.
Il Bilancio 2025 (Legge 207/2024) riflette già questa tendenza, destinando al Ministero della Difesa una cifra record di 31,2 miliardi di euro, con un aumento del 7,2% rispetto all’anno precedente.
Va precisato che il “Bilancio Integrato in chiave NATO” è composito, includendo non solo il bilancio della Difesa (netto Carabinieri), ma anche risorse fornite dal MIMIT per gli investimenti militari e dal MEF per le missioni internazionali. L’Italia, in parallelo, sostiene l’esclusione delle spese di difesa dei Paesi UE dal Patto di Stabilità.
Investimenti Strategici e Modernizzazione
Il Documento Programmatico Pluriennale (DPP) 2025-2027 identifica come aree prioritarie per superare i gap tecnologici la Difesa cibernetica, lo Spazio e la sorveglianza satellitare, ritenute essenziali per contrastare la “guerra ibrida”.
Gli investimenti complessivi per i prossimi anni in nuovi sistemi d’arma superano i 130 miliardi di euro. Le risorse saranno destinate all’ammodernamento e al rinnovamento in tutti i domini:
Forze Navali: Avvio di programmi per nuove unità (inclusa una portaerei di nuova generazione) e sviluppo di missili da crociera per attacco terrestre (Deep Strike).
Forze Terrestri: Ammodernamento di 125 carri Ariete e incremento dei finanziamenti per i veicoli corazzati (A2CS).
Forze Aeree: Acquisizione di sei velivoli da pattugliamento marittimo e antisommergibile (M3A).
Opacità e Criticità Emerse
L’aumento della spesa è accompagnato da alcune rilevanti criticità sollevate dall’Osservatorio Milex. In particolare, viene contestata l’opacità nel calcolo che ha portato il Bilancio 2025 a raggiungere la soglia del 2% del PIL, con la richiesta di una rendicontazione più dettagliata e precisa.
Inoltre, sul fronte della rendicontazione dei programmi d’investimento, si segnala una riduzione della trasparenza: la scomparsa dei riferimenti ai costi pregressi impedisce il controllo sull’evoluzione pluriennale dei singoli sistemi d’arma, rendendo il quadro finanziario complessivo meno leggibile e verificabile.





