Separazione delle carriere in magistratura: la parola passa ai cittadini

Ufficio Stampa FISAPI

La decisione della Camera

La Camera dei Deputati ha approvato in terza lettura la riforma costituzionale che introduce la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Il provvedimento ha raccolto 243 voti favorevoli e 109 contrari, senza raggiungere però la maggioranza dei due terzi necessaria per l’approvazione definitiva. Per questo motivo, la riforma sarà sottoposta a referendum confermativo, dando ai cittadini la possibilità di esprimersi in via definitiva.

I contenuti della riforma

Il testo approvato introduce alcuni cambiamenti di rilievo:

  • distinzione netta dei percorsi di carriera tra magistrati giudicanti e requirenti;

  • modifica del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), che sarà articolato in sezioni separate;

  • istituzione di una nuova Alta Corte Disciplinare, incaricata di giudicare le condotte dei magistrati, composta da giudici, avvocati e professori universitari.

Queste misure mirano a rafforzare l’autonomia e la trasparenza del sistema giudiziario.

Il referendum come passaggio decisivo

Non avendo ottenuto la maggioranza qualificata in Parlamento, la riforma dovrà passare dal referendum confermativo. Sarà dunque il corpo elettorale a decidere se sancire definitivamente la separazione delle carriere, un passaggio che rappresenta un momento di grande rilevanza costituzionale e democratica.

Reazioni e critiche

Le forze di opposizione hanno manifestato preoccupazioni sul rischio di alterare gli equilibri costituzionali e di rendere la magistratura più vulnerabile a pressioni politiche. Al contrario, i promotori della riforma sostengono che essa garantirà maggiore imparzialità e chiarezza nei ruoli, rafforzando la fiducia dei cittadini nella giustizia.

Conclusione

Con il voto della Camera, la riforma costituzionale sulla separazione delle carriere entra nella sua fase cruciale. La decisione finale spetterà agli elettori, chiamati a pronunciarsi attraverso un referendum. Si apre così una pagina importante per il futuro della giustizia italiana, in cui trasparenza, indipendenza e tutela dei diritti restano i temi centrali del dibattito.

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