di Carmelo Bifano – Presidente nazionale FISAPI
C’è un filo invisibile, ma sempre più evidente, che unisce due emergenze silenziose del nostro Paese: da un lato l’esodo dei giovani laureati italiani, costretti a lasciare l’Italia per costruire il proprio futuro altrove; dall’altro, la crisi demografica che vede ogni anno diminuire drasticamente il numero delle nascite. In entrambe le dinamiche si cela una drammatica verità: l’Italia rischia di diventare un Paese senza giovani e senza eredi.
La FISAPI – Confederazione Generale Professioni Intellettuali – non può restare indifferente di fronte a questo scenario. Il nostro tessuto professionale, fondato su competenze, formazione di qualità e visione strategica, si indebolisce giorno dopo giorno, privato della linfa vitale rappresentata dai giovani talenti e da un adeguato ricambio generazionale.
Oggi, migliaia di ragazze e ragazzi italiani, una volta laureati, non vedono nell’Italia un Paese pronto ad accoglierli, valorizzarli, farli crescere. E spesso, il mondo delle libere professioni non è più percepito come un orizzonte accessibile. A ciò si aggiunge una preoccupante denatalità, che non è solo un fatto economico, ma culturale e valoriale. Siamo di fronte a una crisi della speranza, alla mancanza di un’idea condivisa di futuro.
È necessario invertire la rotta. E non bastano più parole, promesse o singoli incentivi. Serve un piano nazionale per il futuro, che metta insieme :
• Università e mondo del lavoro, attraverso percorsi concreti di transizione scuola-professioni;
• Politiche di welfare mirate per i giovani professionisti: credito agevolato, accesso alla casa, sostegno per avviare uno studio professionale;
• Incentivi alla natalità per le famiglie professionali, con fondi dedicati, flessibilità, tutela della maternità e paternità anche nel lavoro autonomo;
• Un sistema di contrattazione bilaterale moderno, che riconosca nei giovani non un costo ma un investimento.
Come FISAPI siamo pronti a fare la nostra parte. Con i nostri contratti, con il nostro sistema bilaterale, con le nostre proposte legislative. Ma serve una responsabilità condivisa: o si costruisce un Paese per le nuove generazioni, oppure si accetta, in silenzio, il declino.
Il futuro dell’Italia non è una variabile da accettare. È un dovere da proteggere.