Il Governo italiano adotta un approccio prudente sulla questione dei dazi doganali introdotti a seguito dell’accordo politico tra Stati Uniti e Unione Europea. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha chiarito che ogni valutazione su misure di ristoro per le imprese italiane sarà subordinata alla definizione degli effetti reali nei singoli settori produttivi.
Dazi al 15% dal 7 agosto: in attesa degli esiti settoriali
Dal 7 agosto 2025, le merci europee in ingresso negli USA saranno soggette a un dazio generalizzato del 15%, che assorbe eventuali aliquote inferiori già in vigore. Dove invece i dazi precedenti erano più elevati – come nel caso delle automobili (27,5%) o dei metalli (fino al 50%) – si applicano le tariffe più alte.
Le trattative tra UE e USA sono ancora in corso per l’esclusione di alcuni comparti, tra cui farmaceutico, agroalimentare e manifatturiero. È proprio questa incertezza a frenare l’avvio di misure compensative immediate.
Farmaceutico e Made in Italy sotto osservazione
Giorgetti ha evidenziato che la situazione è delicata soprattutto per settori strategici come quello farmaceutico, attualmente incluso nel nuovo dazio, nonostante in precedenza fosse esentato. Anche diversi prodotti alimentari del Made in Italy sono oggetto di negoziazione. La portata dell’impatto sarà quindi differenziata per settore, e solo una volta terminata la trattativa sarà possibile effettuare una valutazione compiuta.
Ristori alle imprese: prematuro decidere ora
«Parlare ora di iniziative di contrasto agli effetti dei dazi sulle imprese italiane è prematuro», ha dichiarato il ministro. Il Governo attenderà l’esito completo delle negoziazioni e valuterà l’impatto effettivo sull’economia italiana prima di predisporre eventuali strumenti di ristoro o sostegno.
Le stime macroeconomiche: impatto sul PIL allo 0,5% nel 2026
Secondo le prime analisi del Ministero dell’Economia, l’impatto massimo sul PIL italiano potrebbe attestarsi intorno allo 0,5% nel 2026, con un graduale assorbimento degli effetti negativi e un ritorno ai livelli base entro il 2029. Nessuna revisione, invece, per la crescita 2025, stimata allo 0,6%.
Export USA in crescita, calo verso la Cina
Nonostante l’instabilità legata alla guerra commerciale, le esportazioni italiane verso gli Stati Uniti sono cresciute dell’8% nel primo semestre del 2025 rispetto all’anno precedente. Al contrario, si registra un -11% verso la Cina, segno che i cambiamenti in corso devono essere letti in chiave sistemica e geopolitica, e non solo bilaterale.