Regime forfetario: l’UE contesta all’Italia la disparità fiscale tra contribuenti

La Commissione Europea ha formalmente avviato una procedura di infrazione contro l’Italia in merito al regime fiscale forfetario riservato alle Partite IVA. Al centro della contestazione c’è la disparità di trattamento tra contribuenti residenti in Italia e quelli residenti in altri Paesi dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo.

Il nodo sollevato da Bruxelles

Secondo la Commissione, l’attuale formulazione del regime forfetario italiano esclude ingiustamente i professionisti e lavoratori autonomi residenti all’estero, a meno che almeno il 75% del loro reddito complessivo non provenga dall’Italia. Una soglia che – di fatto – limita fortemente l’accesso al regime agevolato, introducendo una restrizione incompatibile con i principi europei di libera circolazione e non discriminazione fiscale.

Il problema non è solo teorico: un cittadino francese o tedesco che presta servizi in Italia ma risiede all’estero non può beneficiare della flat tax del 15% prevista per i forfetari, e si vede costretto a ricadere nel più oneroso e complesso regime IRPEF. Lo stesso vale per un professionista italiano che decide di trasferire la propria residenza in un altro Stato membro, pur continuando a lavorare con clienti italiani.

Conseguenze per l’Italia

La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora, primo passo della procedura di infrazione, chiedendo all’Italia di modificare la normativa entro due mesi. In assenza di una risposta adeguata, seguirà un parere motivato e, in ultima istanza, il ricorso alla Corte di Giustizia UE, con possibili sanzioni economiche.

Questa azione giuridica si aggiunge ai recenti richiami del Fondo Monetario Internazionale, che ha espresso perplessità sulla sostenibilità e sull’equità della flat tax forfetaria, suggerendone una riforma in senso più progressivo.

Una riforma (forzata) all’orizzonte?

La procedura potrebbe rappresentare un’occasione per il Governo italiano per ripensare globalmente il regime fiscale delle Partite IVA, garantendo maggiore equità, semplicità e attrattività anche per i professionisti internazionali che operano nel nostro Paese.

Un regime forfetario armonizzato con il diritto europeo non solo eviterebbe sanzioni, ma potrebbe rafforzare la competitività del nostro sistema economico, rendendo l’Italia una meta più interessante per freelance, imprese digitali e investitori esteri.

Il tempo, però, stringe: entro settembre 2025 l’Italia dovrà fornire una risposta ufficiale a Bruxelles. La speranza è che questa scadenza possa essere l’inizio di un dialogo costruttivo e di una riforma fiscale all’altezza delle sfide europee.

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