Perché il negoziato è in salita e cosa significa per le professioni e le imprese italiane
14 luglio 2025
Trenta per cento. È il numero che scuote l’Europa. Con una lettera formale inviata il 12 luglio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato l’introduzione di dazi doganali del 30% su tutte le merci provenienti dall’Unione Europea a partire dal 1° agosto 2025. Una mossa decisa e unilaterale che rischia di aprire uno scontro commerciale senza precedenti tra le due sponde dell’Atlantico.
Secondo la Commissione Europea, si tratta di un’azione già preannunciata, ma la portata della misura ha comunque acceso l’allarme: le catene di approvvigionamento globali, già sotto pressione, rischiano ora un’ulteriore destabilizzazione.
🇪🇺 La posizione europea: tra fermezza e cautela
Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione UE, ha dichiarato che Bruxelles rimane aperta a una soluzione negoziale, ma è pronta a rispondere con contromisure proporzionate. “La stabilità economica e la fiducia tra partner transatlantici – ha detto – sono beni troppo preziosi per essere messi in discussione”.
Più prudente il tono di Palazzo Chigi, che invita alla calma e sottolinea l’importanza di evitare “un conflitto commerciale che non avrebbe alcun senso, soprattutto nel contesto geopolitico attuale”.
Quali conseguenze per le imprese italiane?
Per l’Italia, seconda manifattura d’Europa e fortemente orientata all’export di qualità, l’impatto potrebbe essere significativo. Settori chiave come:
- l’agroalimentare,
- il tessile,
- la meccanica di precisione,
- il design e l’arredo,
rischiano di diventare meno competitivi sul mercato statunitense, con ricadute dirette su professionisti, microimprese e PMI.
FISAPI ritiene che ogni barriera al commercio internazionale sia una barriera alla crescita professionale, all’innovazione e al valore del lavoro. In un mondo dove le economie sono sempre più interconnesse, alzare dazi significa abbassare opportunità.
Le professioni tecniche, giuridiche e intellettuali legate all’export e alla consulenza internazionale saranno anch’esse colpite, in un sistema dove ogni restrizione impatta filiere intere.
Cosa serve ora?
Non servono solo tavoli diplomatici, ma una visione comune e concreta che metta al centro:
- la tutela dell’interesse europeo senza scivolare nella ritorsione cieca,
- il supporto alle imprese più esposte,
- la protezione delle professioni e del lavoro autonomo in una fase di forte incertezza economica.
Il negoziato tra UE e Stati Uniti è in salita, ma non è chiuso. La vera sfida sarà trasformare il confronto in cooperazione, prima che le barriere diventino trincee.
FISAPI continuerà a monitorare la situazione, dando voce alle esigenze delle professioni, dei piccoli imprenditori e delle realtà che rendono l’Italia protagonista del lavoro europeo.