Lavoro culturale: giovani in calo e boom di autonomi

Ufficio Stampa

Negli ultimi anni il lavoro nel mondo della cultura ha ripreso a muoversi, ma non per tutti allo stesso modo. Tra il 2019 e il 2024 la crescita degli occupati ha riguardato quasi soltanto le donne, mentre gli uomini sono rimasti sostanzialmente fermi o addirittura in leggera diminuzione. Un trend che si discosta da quello del mercato del lavoro generale, dove entrambi i generi hanno visto qualche passo avanti.

A spingere questa ripartenza non sono stati i giovani, come ci si potrebbe aspettare, ma soprattutto gli over cinquanta. È una conseguenza diretta dell’invecchiamento della popolazione attiva, ma anche del fatto che nel settore culturale la domanda continua a orientarsi verso figure più formate e con un percorso professionale lungo alle spalle. Non a caso, l’aumento dell’occupazione ha coinvolto quasi esclusivamente persone con una laurea.

Rispetto al resto d’Europa, l’Italia continua a distinguersi: nel settore culturale la presenza dei più giovani è tra le più basse dell’Unione, mentre quella degli over cinquanta è la più alta. E se è vero che molti lavoratori della cultura hanno un titolo universitario, la percentuale resta comunque inferiore rispetto agli altri Paesi europei, a conferma di un livello medio di istruzione nazionale ancora da rafforzare.

Un Paese di autonomi

Un altro tratto tipico del settore culturale italiano è la fortissima presenza di lavoratori indipendenti. Quasi la metà degli occupati lavora in autonomia, un valore nettamente superiore alla media europea. Una tendenza che si osserva in tutto il mercato del lavoro italiano, ma che nella cultura diventa ancora più evidente.

Anche la distribuzione regionale rivela un Paese a due velocità: solo alcune aree del Centro-Nord superano la media nazionale, mentre in diverse regioni del Sud la presenza di lavoratori culturali resta molto bassa.

Chi lavora nella cultura: le figure più comuni

Guardando alle professioni, a dominare sono architetti, designer e arredatori d’interni: insieme rappresentano più di un quarto degli occupati del settore, e sono in crescita. Seguono gli artigiani della tradizione – liutai, gioiellieri, vetrai, ceramisti, decoratori e chi lavora legno, tessuti e pellami – anch’essi in aumento rispetto al periodo pre-pandemico.

In forte crescita anche artisti, musicisti, attori e cantanti, che negli ultimi anni hanno visto un balzo significativo. Meno fortunato invece il comparto di archivisti, bibliotecari e tecnici museali, che mostra un calo, segnale di un ambito ancora fragile.

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