Il futuro del Made in Italy, una corsa tra crescita e contesto storico
C’è il problema della transizione ecologica tra le tante sfide che il marchio Made in Italy deve affrontare. Se le imprese italiane godono di solidità patrimoniale e buona soddisfazione di clienti, i rischi climatici e la sostenibilità stessa legata al clima si rilevano un problema duro da affrontare.
Il made in Italy, è un motore di crescita, un business che raggruppa aziende in settori cardini come agroalimentare, sistema moda, arredo e design, automazione e meccanica, mezzi di trasporto (inclusi automotive e nautica) e farmaceutica. Esse rappresentano appena il 7,8% delle società di capitali italiane (sono circa 76.000) e producono oltre 200 miliardi di euro di export (il 47,2% dell’export nazionale), impiegando 1,8 milioni di addetti. Inoltre, le imprese del made in Italy “sicure”, ossia in grado di tener fede ai pagamenti, senza correre il pericolo di default, sono passate in dieci anni dal 14,4% al 35,7%, mentre quelle “a rischio” sono scese dall’8,6% al 6,1%.
Uno studio ha appena confermato che le imprese del made in Italy anche in prospettiva, al 2026, saranno più solide rispetto a quelle di altri comparti. Ad andare a gonfie vele restano trainanti il sistema moda e l’arredo e design (+4,7% e +5,5%) e una riduzione della percentuale di aziende in area di rischio (dal 9,3% all’8,2% e dal 6,7% al 6%). A seguire anche l’agroalimentare migliora notevolmente in prospettiva, con oltre il 70% delle imprese in area sicurezza e solvibilità nel 2026. Il podio, come da sempre, rimane l’automazione e meccanica, con oltre l’85% delle aziende ritenute sicure e solvibili.
Made in Italy: quali le prospettive?
Partendo da dati pubblici, il Gruppo Cerved ha sviluppato una serie di punteggi che misurano l’esposizione delle aziende Tra rischi fisici climatici e ambientali e considerando il passaggio obbligato ad un’economia a zero emissioni e’ emerso il dato interessante che che quasi 4 aziende su 10 delle imprese della filiera agroalimentare sono particolarmente sensibili a tutti gli eventi che possono sia danneggiare gli asset produttivi, sia avere impatti sulla produzione.
A partire da questo, tutte le aziende dovranno investire nel processo di decarbonizzazione con il settore agroalimentare in prima linea con il 45, 2 per cento seguito dalla filiera zootecninca quali carne e latticini che non vivono un periodo tranquillo a causa delle emissioni di gas che richiedono quantità enormi di acqua, mangimi e suolo. A questo si aggiunge il dato che solo il 8, 19 % delle aziende made in Italy hanno un rischio risorse naturali meno alto.
Settore farmaceutico e capacità del Made in Italy di accedere a contenuti pubblici
Altro settore sotto i riflettori è quello farmaceutico che si distingue per il livello di sostenibilità.
Esso è seguito dal settore mezzo di trasporto e quello agroalimentare. Grazie agli incoraggianti risultati, il settore del Made in Italy mostra una maggiore capacità ad accedere ai contenuti pubblici per innovazione e competitività. Ancora: le aziende made in Italy risultano avere una quota elevata di imprese a capitale estero rispetto al settore manifatturiero.
Turismo e Cultura
Il turismo e la cultura sono un motore strategico per la crescita del Made in Italy, fortemente sensibile ai rischi legati a eventi atmosferici estremi e alla transizione verso un’economia sostenibile. Secondo le metriche Cerved, circa 4 aziende su 10 nelle filiere più tradizionali risultano particolarmente esposte a fenomeni climatici estremi, con un impatto diretto sulle scelte economiche e produttive. La necessità di decarbonizzazione e di transizione digitale è cruciale per garantire resilienza e competitività, seguendo l’esempio di settori come l’agroalimentare (45,2% di aziende sotto pressione per le emissioni) e il farmaceutico, che mostrano performance elevate nei rating ESG.
Il comparto beneficia inoltre dell’intermodalità dei servizi turistici e culturali, che integra trasporti, mobilità sostenibile e fruizione del patrimonio, migliorando l’esperienza dei visitatori e riducendo l’impatto ambientale. La digitalizzazione, insieme all’adozione di pratiche sostenibili, rappresenta un fattore chiave per valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico italiano e mantenere la competitività internazionale del Made in Italy.
Dott. Claudio Pisapia
Responsabile Turismo e Cultura di Federprofessioni





