L’Europa fa marcia indietro sulla sostenibilità: soglie più alte e meno imprese obbligate al bilancio ESG

Segreteria FISAPI

La tanto discussa “stretta verde” sugli obblighi di rendicontazione per le imprese europee subisce una netta inversione di rotta. Con l’approvazione del pacchetto “Omnibus I”, il Parlamento europeo riduce sensibilmente il numero di aziende tenute a redigere il bilancio di sostenibilità (CSRD) e ad applicare la direttiva sulla due diligence (CSDDD). Una scelta che punta a semplificare la burocrazia e a contenere i costi per le imprese, ma che ridisegna profondamente l’impianto delle politiche ESG europee.

Reporting di sostenibilità: l’obbligo diventa per pochi
Le nuove soglie fissano l’obbligo di rendicontazione solo per le imprese con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro. Si tratta di un salto notevole rispetto alla proposta iniziale, che coinvolgeva anche aziende di dimensione medio-grande. Le imprese escluse potranno comunque aderire su base volontaria attraverso il modello semplificato “Vsme”. Contestualmente, è prevista una revisione degli standard europei (ESRS) per ridurne la complessità e migliorarne la coerenza normativa.

Due diligence più leggera e responsabilità limitata
Il ridimensionamento è ancora più marcato nella CSDDD, la direttiva che impone alle aziende di verificare il rispetto dei diritti umani e ambientali lungo la filiera. Gli obblighi scatteranno solo per imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro. Le verifiche si limiteranno ai partner diretti, salvo casi di rischio concreto, e viene abolita la clausola di responsabilità civile armonizzata a livello UE. Le sanzioni, inoltre, non potranno superare il 5% del fatturato globale.

L’obiettivo: semplificare e rafforzare la competitività
Secondo il relatore Jörgen Warborn (PPE, Svezia), il nuovo impianto normativo “offre certezza alle imprese europee, riduce gli oneri amministrativi e rafforza la competitività internazionale, pur mantenendo la rotta della transizione ecologica”.

Il pacchetto “Omnibus I” si inserisce in una più ampia strategia di riduzione del 25% dei costi burocratici, che comprende anche il rinvio dell’applicazione di alcune direttive al 2028 (“Stop the Clock”). Una svolta che segna, più che un passo indietro, un tentativo di trovare un equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica.

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