Femminicidio, il Senato approva il reato autonomo: ergastolo e prevenzione al centro della riforma

Il Senato ha approvato all’unanimità (161 voti favorevoli) il disegno di legge che introduce il reato specifico di femminicidio nel Codice penale, corredato da pene severe fino all’ergastolo.

Cos’è cambiato

  • Nasce l’articolo 577-bis, che definisce femminicidio chiunque causi la morte di una donna per motivi di discriminazione di genere, odio, controllo, possesso, dominio o dopo il rifiuto di instaurare o mantenere una relazione.
  • La definizione si è ampliata rispetto al testo iniziale approvato dall’8 marzo per includere motivazioni legate anche al rifiuto relazionale.
  • Il ddl rafforza le aggravanti per maltrattamenti in famiglia, stalking, lesioni, e prevede misure cautelari preventive più efficaci (braccialetto elettronico potenziato, divieto di avvicinamento).

 Accordi politici e fondi

  • Il testo è frutto di un accordo trasversale tra maggioranza e opposizione, che ha incluso emendamenti su prevenzione e supporto alle vittime.
  • Stanziati 10 milioni di euro per sostenere gli orfani dei femminicidi o i figli le cui madri sono rimaste gravemente provate dopo un tentato omicidio.

 Dichiarazioni

  • Ignazio La Russa (Presidente del Senato): “Sono estremamente lieto… sui temi importanti il Senato sa esprimersi senza distinzioni”.
  • Giorgia Meloni (Premier): “L’Italia è tra le prime nazioni a percorrere questa strada… per combattere una piaga intollerabile”.
  • Opposizioni (PD, AVS, M5S): hanno accolto gli emendamenti, ma evidenziano la mancanza di un adeguato investimento in prevenzione, in particolare nell’educazione affettiva a scuola.

Prossimi passi

  • Il DDL passa ora all’esame della Camera, dove si prevede un nuovo voto rapido vista l’ampio consenso già registrato al Senato

In conclusione

Il Parlamento compie un passo storico riconoscendo il femminicidio come reato autonomo e prevedendo la pena dell’ergastolo. Il testo punisce non solo l’omicidio in sé, ma anche i comportamenti di violenza strutturale e relazionale tipici dei casi di genere. Pur condiviso da tutta la politica, resta aperto il dibattito su un piano più solido di prevenzione e formazione culturale.

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