10/07/2025
Nel 2025, circa mezzo milione di nuove partite IVA sarà costretto a fronteggiare un vero e proprio salasso fiscale. I contribuenti che hanno aperto la partita IVA nel 2024 si troveranno infatti a dover versare in un’unica tornata sia il saldo delle imposte 2024, sia gli acconti per il 2025, con un impatto potenzialmente devastante sulla loro liquidità.
Due anni di imposte in un solo anno fiscale
Il meccanismo, previsto dalla normativa fiscale italiana, impone a chi presenta la prima dichiarazione dei redditi nel 2025 (relativa al 2024) di versare contemporaneamente:
- Il 100% delle imposte dovute per l’anno 2024 (saldo);
- Il 50% delle imposte per l’anno 2025 (primo acconto), calcolato sul debito fiscale del 2024.
Per molti si tratta di una doppia batosta, resa ancor più pesante per coloro che rientrano nel regime forfettario o che sono iscritti alla Gestione Separata INPS, dove il peso contributivo può arrivare fino al 26% del reddito imponibile.
Forfettari penalizzati dalla mancanza di ritenute
Il regime forfettario, scelto da circa 233.000 contribuenti nel 2024 (46,9% del totale delle nuove partite IVA), comporta l’assenza di ritenute d’acconto in fattura. Questo significa che nessuna imposta viene trattenuta in corso d’anno, con il risultato che l’intero debito fiscale si accumula e arriva a scadenza in un’unica soluzione.
Anche se è prevista la possibilità di rateizzare fino al 16 dicembre, la dilazione non risolve il problema: senza una programmazione finanziaria adeguata e accantonamenti regolari, il rischio concreto è quello di prosciugare la liquidità, mettendo a dura prova la sopravvivenza stessa dell’attività.
Una dinamica nota ma sottovalutata
Il meccanismo di saldo e acconto è noto da tempo – la sua disciplina risale alla legge n. 97/1977 e all’art. 17 del DPR 435/01 – ma continua a rappresentare un ostacolo per chi inizia una nuova attività. Secondo la normativa attuale:
- Entro il 30 giugno (prorogato quest’anno al 21 luglio) va versato il saldo dell’anno precedente + il primo acconto (50%) dell’anno in corso;
- Il secondo acconto (restante 50%) va versato entro il 30 novembre.
Questo sistema si fonda su una presunzione: che ogni contribuente riesca, sin dal primo anno, a gestire senza errori o difficoltà la propria fiscalità, accantonando risorse per imposte future. Una presunzione poco realistica, specie in un contesto economico instabile e con un sistema normativo complesso.
FISAPI: serve una riforma fiscale che protegga le nuove iniziative
Di fronte a questo scenario, FISAPI chiede con forza una riforma strutturale, che tuteli chi decide di avviare una nuova attività, evitando che la prima scadenza fiscale diventi un muro contro cui scontrarsi.
Serve:
- Un regime di start-up fiscale che diluisca il primo impatto impositivo;
- Un sistema di acconti su base mensile o trimestrale, parametrato sul reddito effettivo;
- Una maggiore educazione fiscale preventiva, che accompagni il contribuente fin dal momento dell’apertura della partita IVA.
La voglia di mettersi in gioco non può essere punita da uno Stato che chiede tutto, subito, e senza margini di respiro.