Difendere la contrattazione collettiva per una vera giustizia salariale

di Carmelo Bifano, Presidente nazionale Fisapi

In queste settimane è tornato al centro del dibattito politico e sociale il tema del salario minimo legale. Una questione complessa, che coinvolge diritti fondamentali, equilibri economici e soprattutto l’identità del nostro sistema di relazioni industriali.

Come Presidente di FISAPI – Confederazione Generale delle Professioni Intellettuali, ribadisco con chiarezza la posizione già espressa in passato: l’introduzione di un salario minimo fissato per legge rischia di minare seriamente il ruolo della contrattazione collettiva, che rappresenta oggi il vero presidio di una retribuzione giusta, costituzionalmente garantita.

La contrattazione collettiva, soprattutto quella espressione delle organizzazioni più rappresentative, non si limita a stabilire un livello retributivo minimo. Essa definisce anche:

  • diritti connessi al tempo di lavoro, come la conciliazione tra vita privata e professionale;
  • strumenti di welfare contrattuale, tra cui sanità integrativa, previdenza, formazione;
  • tutele di sicurezza, inquadramento, carriera e stabilità.

 

Introdurre un minimo salariale legale slegato da questo impianto complessivo significherebbe indebolire l’intera architettura contrattuale, spingendo verso una visione semplificata e potenzialmente riduttiva della dignità del lavoro.

Questo non significa non tutelare i lavoratori più fragili, né ignorare fenomeni di dumping salariale. Al contrario, significa rafforzare la buona contrattazione, garantendo che i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) più rappresentativi siano l’unico riferimento valido e vincolante per stabilire le soglie minime salariali, con una vigilanza efficace e strumenti di trasparenza.

Il rischio, altrimenti, è di affidare a una soglia numerica “di legge” una funzione che la contrattazione sa svolgere meglio: adeguare i salari alla complessità dei settori, al costo della vita, alla produttività e alle reali esigenze delle persone.

Il futuro del lavoro si costruisce con una contrattazione di qualità, partecipata e innovativa, non con scorciatoie normative che rischiano di congelare i diritti anziché evolverli.

In conclusione, Fisapi ribadisce:

  • la centralità del principio costituzionale dell’equa retribuzione (art. 36),
  • il valore insostituibile della contrattazione collettiva,
  • la necessità di rafforzare i CCNL rappresentativi come strumento primario di garanzia salariale,
  • l’importanza di considerare il salario non solo come cifra, ma come esito di un patto sociale che tutela anche tempi, relazioni, crescita e dignità della persona.

 

Iscriviti alla nostra Newsletter
e resta aggiornato.

F.I.S.A.P.I. – Confederazione Generale
Professioni Intellettuali

CONTATTI