Cassa Forense, arriva l’IA per scovare gli avvocati morosi: servono risposte strutturali per la previdenza

La Cassa Forense si prepara a un salto tecnologico importante: entro un anno sarà attivo un sistema di intelligenza artificiale per monitorare in modo più efficace la situazione debitoria degli iscritti. Lo ha annunciato la presidente Maria Annunziata, evidenziando come questo strumento potrà migliorare l’efficienza del recupero crediti, che ad oggi ammontano a circa due miliardi di euro. In caso di debiti superiori ai 50.000 euro, già ora si procede con decreto ingiuntivo e pignoramento dei beni.

Particolare attenzione è rivolta a un fenomeno in crescita: pensionati che continuano a esercitare la professione senza più versare i contributi dovuti, con posizioni debitorie anche molto elevate, in alcuni casi fino a 800.000 euro.

Professione in difficoltà, redditi bassi e poca attrattività

Il quadro reddituale della categoria è profondamente disomogeneo: 80.000 avvocati guadagnano meno di 20.000 euro lordi all’anno, e altri 30.000 si fermano sotto i 35.000 euro. Solo il 7,6% supera i 115.000 euro di reddito. Tra i neo-iscritti, il reddito medio è di poco inferiore ai 12.000 euro. La crisi di attrattività della professione è evidente anche nella difficoltà a reperire praticanti, spesso relegati a ruoli marginali negli studi legali.

Previdenza da ripensare: tra riforme e richieste al legislatore

Dopo l’introduzione del calcolo contributivo “pro rata”, la Cassa sta studiando ulteriori correttivi per rendere le pensioni più adeguate. La presidente Annunziata ha anche auspicato un intervento legislativo che consenta all’Ente di destinare una quota dei rendimenti patrimoniali (oggi stimati in circa 20 miliardi) al potenziamento delle prestazioni previdenziali. Altra richiesta ricorrente: rendere deducibili i contributi volontari anche per gli avvocati in regime forfettario, così da incentivare una previdenza integrativa anticipata.

Secondo Snaavv – Sindacato Nazionale Autonomo Avvocati, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale può rappresentare un utile strumento di controllo, ma non può sostituire una visione strutturale e solidale del sistema previdenziale.

L’associazione ritiene che, accanto all’efficienza, sia necessario un impegno concreto per tutelare gli avvocati con redditi più bassi e carriere discontinue, che rischiano di restare ai margini del sistema.

E’ fondamentale una riforma equa, sostenibile e inclusiva, capace di bilanciare rigore e giustizia sociale. Solo così la previdenza potrà davvero rispondere ai bisogni reali della categoria, senza generare ulteriori squilibri o esclusioni.

Il Presidente di S.N.A.AVV.
Avv. Gaetano Lo Calzo

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