Perché le Spa sono in calo e le Srl conquistano il mercato

Venti anni di cambiamenti nel diritto societario spiegano la trasformazione del tessuto imprenditoriale italiano

Dal 2004 a oggi, il numero delle Società per Azioni (Spa) in Italia si è praticamente dimezzato, passando da oltre 61.000 a poco più di 33.000. Parallelamente, le Srl sono cresciute in modo esponenziale, superando 1,5 milioni di unità. Un cambiamento che riflette l’evoluzione normativa e le nuove esigenze del mercato.

La riforma del diritto societario del 2004 ha reso più snelle e flessibili le Srl, introducendo strumenti di gestione semplificata e una maggiore autonomia statutaria. Ulteriori modifiche, tra cui la revisione dell’art. 2477 c.c. (2012 e poi 2019), hanno abbassato i parametri per l’obbligo di controllo contabile, incentivando l’adozione della forma Srl anche per realtà di grandi dimensioni.

Un ulteriore impulso è arrivato con la nascita delle Srl Pmi, società che, pur essendo formalmente “piccole”, possono accedere a strumenti finanziari evoluti (es. crowdfunding, categorie di quote, acquisto di quote proprie), avvicinandosi per flessibilità alle Spa, ma con costi e oneri inferiori.

Controlli più leggeri, gestione più agile

Il successo della Srl è legato anche alla possibilità di evitare la nomina del collegio sindacale, sostituibile con un sindaco unico o un semplice revisore. Questo ha determinato una netta diminuzione dei collegi sindacali, con un impatto diretto sull’attività di controllo legale e gestionale, oggi meno diffusa nelle imprese di media dimensione.

Nonostante ciò, l’obbligo di nomina di organi di controllo rimane per le Srl che superano determinati limiti dimensionali, aggiornati nel tempo per intercettare realtà potenzialmente a rischio.

Un sistema razionale? Non sempre

Il paradosso attuale è che una Spa di piccole dimensioni è soggetta a controlli molto più stringenti rispetto a una Srl di grandi dimensioni. Questo squilibrio mette in discussione la coerenza del sistema di vigilanza societaria e solleva dubbi sull’efficacia del controllo interno nelle imprese italiane.

Sindaci e revisori: ruoli diversi, funzioni complementari

Mentre il revisore legale si concentra sulla corretta tenuta dei conti, il collegio sindacale vigila sulla legalità, la corretta amministrazione e l’adeguatezza dell’assetto organizzativo. Inoltre, in caso di crisi, solo i sindaci dispongono di strumenti reattivi per attivare percorsi di tutela dell’impresa e dei creditori.

La differenza sostanziale è anche temporale: i sindaci intervengono prima o durante le decisioni societarie; i revisori solo a posteriori, limitandosi al giudizio sul bilancio.

La crescente preferenza per le Srl evidenzia una tendenza verso strutture societarie più snelle, meno costose e più adattabili. Tuttavia, ciò comporta anche una minore intensità nei controlli e solleva interrogativi sull’equilibrio tra semplificazione e garanzie di trasparenza. Un tema su cui le professioni ordinistiche e tecniche sono chiamate a riflettere.

 

 

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