Caregiver: il lavoro invisibile da 473 miliardi che blocca le donne nel mercato

Segreteria FISAPI

L’Italia si trova ad affrontare un’emergenza socio-economica legata al lavoro di cura non retribuito, un’attività domestica e assistenziale essenziale il cui valore è stimato in 473,5 miliardi di euro, equivalente a circa il 26% del Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale.

Questo immenso carico di lavoro — che ammonta a oltre 60 miliardi di ore dedicate alla cura di parenti, figli e anziani — è sostenuto per il 71% dalle donne. Tale disparità non è solo una questione di equità sociale, ma un freno strutturale alla partecipazione femminile al mondo del lavoro.

La situazione è aggravata dal netto invecchiamento demografico (la quota di over 65 supererà un terzo della popolazione entro il 2050) e dal crollo delle nascite, che nel 2025 ha registrato un ulteriore calo del 6,3%.

L’effetto trappola e la rinuncia al lavoro
I dati confermano che il carico di cura è la causa principale della scarsa presenza femminile nel mercato del lavoro retribuito. Oltre 3,2 milioni di persone risultano inattive per responsabilità di cura familiare nel secondo trimestre 2025, e di queste, il 95,1% sono donne.

La decisione di diventare caregiver è spesso dettata dalla necessità (riguarda il 74% delle donne intervistate), piuttosto che da una libera scelta. Questo innesca l'”effetto trappola”: quasi una madre su due (46,5%) lascia o riduce l’attività lavorativa dopo la nascita del primo figlio. Questa rinuncia è causata dalla carenza di servizi di supporto, dalla rigidità degli orari di lavoro e dai bassi salari.

Mentre l’aspettativa di dedicarsi alla cura è spesso temporanea, nella realtà si protrae per una media di 13 anni e mezzo per le donne. Con l’avanzare dell’età, l’impegno si sposta dai figli agli adulti e anziani non autosufficienti, creando un continuum assistenziale che perdura per gran parte della vita.

Il divario di genere e i rischi per la salute
L’Italia detiene il secondo posto in Europa per il tempo dedicato dalle donne al lavoro non retribuito (oltre 6 ore al giorno), un tempo 2,3 volte superiore a quello degli uomini.

Le caregiver sono particolarmente esposte all'”effetto sandwich” — il dover curare simultaneamente i figli e i genitori anziani — e dedicano spesso più di 40 ore settimanali a queste mansioni. L’impegno, che per oltre il 40% delle caregiver di anziani non autosufficienti supera le 55 ore settimanali e talvolta si estende alle 24 ore giornaliere, ha conseguenze drammatiche sulla salute. Si stima che tra 750.000 e 1,2 milioni di caregiver siano a rischio di sviluppare stress, ansia e burnout, acuendo la sofferenza quotidiana e il senso di isolamento.

È urgente intervenire con misure concrete per garantire il supporto necessario e riequilibrare il carico di cura, riconoscendo il valore inestimabile di questa attività per la coesione e la resilienza del Paese.

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