Per la Generazione Z e i Millennial italiani, l’intelligenza artificiale generativa non è più una novità: è già uno strumento di supporto entrato nelle funzioni quotidiane. Ma accanto alla spinta tecnologica, emergono nuove preoccupazioni, tutt’altro che virtuali. L’inflazione, il cambiamento climatico e i conflitti internazionali dominano oggi l’orizzonte di ansie e speranze delle nuove – e nuovissime – generazioni. È il quadro tracciato dalla quattordicesima edizione della Deloitte Global Gen Z and Millennial Survey, un’indagine globale che ha coinvolto oltre 23.000 giovani in 44 Paesi.
Fabio Pompei, CEO di Deloitte Italia, ha sottolineato come “ogni anno la GenZ e Millennial Survey di Deloitte ci permette di sintonizzarci con il sentiment dei più giovani. Quest’anno, dunque, si confermano alcuni dei fenomeni già visti negli anni scorsi, come l’attenzione all’inflazione e l’impegno per la sostenibilità, ma emergono anche due nuovi elementi molto significativi: la preoccupazione per la complessa situazione geopolitica e l’uso ormai quotidiano dell’intelligenza artificiale generativa”.
La fotografia scattata agli intervistati italiani evidenzia come il carovita resti in cima alla lista delle preoccupazioni: lo indica il 37% della Gen Z e il 39% dei Millennial del nostro paese. Oltre sei giovani su dieci dichiarano di vivere “di stipendio in stipendio”, senza possibilità di programmare sul lungo termine, con il timore di non riuscire ad arrivare alla pensione con un livello adeguato di benessere economico. Si tratta di un dato nettamente più alto rispetto alla media globale, a conferma di un clima di incertezza economica che in Italia colpisce in modo particolare. “Dal Rapporto – sottolinea ad Artuu Carmelo Bifano, presidente nazionale Fisapi, la confederazione generale delle professioni intellettuali – emerge una forte esigenza di benessere, non solo fisico ma anche mentale. Le nuove generazioni non accettano più di sacrificarsi per una retribuzione non adeguata. L’inflazione e il costo della vita incidono sulle loro scelte. Allo stesso tempo, però, più che al reddito guardano agli aspetti valoriali e formativi”. Subito dopo il costo della vita, a preoccupare è l’emergenza ambientale, segnalata dal 28% della Gen Z e dal 25% dei Millennial. Al terzo posto, in un segnale inequivocabile dei tempi, compaiono i conflitti internazionali: un giovane italiano su quattro teme l’escalation delle tensioni geopolitiche, una percentuale in forte crescita rispetto al passato.
Lavoro e intelligenza artificiale: tra familiarità e preoccupazione
Eppure, nonostante le preoccupazioni, Gen Z e Millennial mostrano una sorprendente familiarità con l’innovazione. L’uso dell’intelligenza artificiale generativa è già diffuso: il 73% di entrambe le generazioni afferma che questa tecnologia ha permesso loro di “risparmiare tempo e migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro”. Inoltre, il 71% della Gen Z e il 76% dei Millennial dichiara che la qualità del proprio lavoro è migliorata grazie alla GenAI. I nuovi strumenti vengono utilizzati per creare contenuti, analizzare dati, gestire progetti, sviluppare software, disegnare, formarsi e interagire con i clienti.
L’AI è quindi molto più di uno strumento: è parte di un nuovo modo di pensare il lavoro. Non manca però la consapevolezza dei rischi. Il 62% della Gen Z e il 67% dei Millennial italiani stanno già prendendo in considerazione carriere meno esposte all’automazione. Il 61% dei giovani della Gen Z e il 55% dei Millennial temono infatti che l’adozione massiccia dell’AI possa ridurre le opportunità occupazionali. “Non solo sanno come utilizzare le nuove tecnologie – continua Bifano – ma hanno anche sviluppato una consapevolezza diversa. C’è una maggiore attenzione all’automazione in generale e all’IA in particolare. Si è cominciato a capire che l’intelligenza artificiale sta impattando concretamente sul mondo del lavoro. I Gen Z sono ‘nati’ nell’era digitale e quindi hanno un approccio culturale completamente diverso rispetto a chi si è formato in un altro contesto. C’è anche una certa consapevolezza dei rischi. I giovani sanno che l’IA li riguarda da vicino, sanno che possono beneficiarne ma anche che dovranno affrontarne le conseguenze. Ecco perché non cercano lavori ripetitivi o noiosi. Vogliono specializzazioni ad alto valore aggiunto”.
Vita lavorativa: l’ambizione del benessere e della sostenibilità
A fronte di questo scenario in continua e rapida evoluzione, la vita lavorativa resta un pilastro dell’identità per molti: il 55% dei Millennial e il 45% della Gen Z italiani dichiarano che il lavoro è un elemento centrale della propria identità, con valori superiori alla media globale. Ma non si tratta tanto di ambizione o scalata gerarchica: solo il 6% della Gen Z, a livello globale, ambisce a ruoli dirigenziali di vertice.
Un dato che fa riflettere: ciò che conta davvero è l’apprendimento continuo, l’equilibrio tra lavoro e vita privata e un senso di scopo autentico. Molti giovani, però, lamentano una distanza tra queste aspettative e ciò che le aziende offrono realmente. “Non sono legati all’idea del posto fisso – sottolinea Bifano – . Dopo due o tre anni, molti cambiano lavoro. Per questo la formazione continua è essenziale: per mantenere la possibilità di adattarsi e trovare nuove opportunità. Le soft skills e le competenze trasversali diventano fondamentali”.
La salute mentale è un altro tema trasversale, sempre più prioritario per le nuove generazioni. Dopo anni di crisi – sanitaria, economica, sociale – Gen Z e Millennial pretendono contesti lavorativi in cui il benessere psicologico non sia un lusso, ma una condizione di base. Al di fuori del lavoro, ciò che conta di più per i giovani italiani è la dimensione affettiva e relazionale: il 67% della Gen Z e il 69% dei Millennial mette famiglia e amici al primo posto nella scala dei valori. Anche cultura e sport sono percepiti come elementi fondamentali per il benessere personale: il 40% della Gen Z e il 38% dei Millennial considerano molto importanti le attività culturali, mentre l’esercizio fisico è rilevante per circa un quarto degli intervistati.
E se la crisi climatica è una delle principali fonti di ansia (il 73% della Gen Z e il 68% dei Millennial italiani dicono di essersi sentiti preoccupati per l’ambiente nell’ultimo mese, valori superiori alla media globale), i timori si traducono anche in comportamenti concreti. Molti giovani acquistano veicoli elettrici, migliorano l’efficienza energetica delle proprie abitazioni e fanno un uso più consapevole delle risorse. Un giovane su tre, prima di acquistare da un’azienda, consulta le sue politiche ambientali. E c’è chi spinge oltre l’impegno: il 14% della Gen Z e il 10% dei Millennial ha lasciato un lavoro, o è pronto a farlo, per ragioni legate all’impatto ambientale dell’azienda.
Gen Z e Millennial italiani sono inquieti, lucidi e sempre più selettivi. In un mondo che cambia rapidamente, cercano senso, equilibrio e coerenza. E si aspettano, da imprese, istituzioni e grandi player della tecnologia, risposte all’altezza delle sfide del presente.
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