Italia e UE unite contro la violenza di genere: evoluzioni normative e tutela digitale

a cura di FISAPI

L’Italia si conferma tra i Paesi più avanzati nella prevenzione e repressione della violenza sulle donne e della violenza domestica. Questo è quanto emerge dalla recente Relazione n. 67 del 27 agosto 2025 della Cassazione, che ha analizzato a fondo la Direttiva UE 2024/1385, attualmente non ancora in vigore, mirata ad armonizzare la normativa europea sul tema e a distinguere in modo chiaro tra violenza online e offline.

La Direttiva UE e la violenza digitale
La nuova normativa europea riconosce l’amplificazione dei danni causati dalla violenza tramite le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC). Prevede la criminalizzazione di condotte specifiche, come la diffusione senza consenso di immagini sessualmente esplicite, la manipolazione di contenuti per associare una persona a atti sessuali e le minacce correlate.

In Italia, la legge 69/2019 ha già introdotto l’art. 612-ter del codice penale, che punisce chi diffonde immagini intime senza consenso con pene fino a sei anni. Tuttavia, la normativa italiana differisce dalla Direttiva perché richiede che la diffusione da parte di “distributori secondari” abbia finalità di danno, mentre l’UE si concentra sulla mancanza di consenso e sull’intenzionalità.

Denunce più accessibili grazie alla tecnologia
La Direttiva sottolinea l’importanza di canali semplici e accessibili per la denuncia degli atti di violenza, inclusi quelli online. La Cassazione evidenzia come l’Italia abbia già implementato sistemi di segnalazione e tutela digitale, ma auspica un ulteriore potenziamento di questi strumenti per facilitare l’accesso delle vittime alle tutele.

Tutela della vita privata in sede processuale
La protezione della riservatezza delle vittime è un punto chiave della Direttiva: le prove relative alla vita privata e sessuale possono essere utilizzate solo se strettamente necessarie e pertinenti al processo, per evitare strumentalizzazioni e difendere la dignità della persona offesa.

Anche il sistema italiano prevede regole rigorose in tal senso, consentendo, ad esempio, di svolgere i processi a porte chiuse e limitando le domande invasive durante il dibattimento.

Rimozione rapida di contenuti online offensivi
Infine, la Direttiva prevede misure per la rimozione tempestiva di materiale offensivo o illegale online, come immagini intime diffuse senza consenso o contenuti d’odio e minacce.

In Italia, il decreto-legge 139/2021 ha già istituito la possibilità per le vittime di segnalare al Garante per la protezione dei dati la diffusione di contenuti sessualmente espliciti senza autorizzazione, attivando provvedimenti contro i gestori delle piattaforme digitali.

Conclusione
L’impegno combinato della giurisprudenza italiana e dell’Unione Europea rappresenta un passo avanti importante nella tutela delle vittime di violenza, soprattutto in un’epoca in cui le nuove tecnologie possono amplificare i rischi e i danni subiti.

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