Il settore dello spettacolo è uno dei cuori pulsanti della nostra cultura, ma da troppo tempo attende una riforma vera, strutturale, coraggiosa. Si continua a parlare di riconoscimento della specificità del lavoro artistico, di tutela della discontinuità lavorativa, di equo compenso e diritti sociali. Ma il tempo passa, e i provvedimenti rimangono spesso sulla carta.
Un lavoro speciale, con bisogni concreti
Chi lavora nello spettacolo – artisti, tecnici, autori, maestranze – vive una condizione professionale che non può essere assimilata a nessun’altra. La discontinuità non è una colpa, ma una caratteristica del mestiere. Le tutele, quindi, devono partire da questa evidenza.
Eppure, il sistema normativo italiano è ancora ancorato a una logica industriale novecentesca, inadatta a intercettare la complessità dei percorsi professionali dei lavoratori dello spettacolo. Ne derivano precarietà, incertezze contributive, mancanza di tutele adeguate in caso di malattia, inattività o periodi di transizione.
Cosa serve davvero
Non bastano più singole misure emergenziali o provvedimenti parziali. Serve:
- Un Codice dello spettacolo che razionalizzi e semplifichi le norme esistenti;
- Una revisione dei contratti di lavoro, che riconosca la specificità della discontinuità e valorizzi tutte le forme professionali del settore;
- Un sistema di welfare dedicato, capace di garantire ammortizzatori sociali flessibili e dignitosi;
- Un vero meccanismo di equo compenso, che tuteli soprattutto i professionisti autonomi e le figure meno visibili;
- Un registro nazionale dei lavoratori dello spettacolo, utile per monitorare il settore, intercettarne i bisogni e costruire politiche pubbliche mirate.
La posizione di FISAPI
Come organizzazione rappresentativa del lavoro autonomo e professionale, FISAPI chiede con forza che la riforma del settore non venga ulteriormente rinviata. È necessario un cambio di passo che metta al centro le persone, non solo le strutture.
Il lavoro nello spettacolo è cultura, identità, comunità. Ma è anche – e soprattutto – lavoro, con tutto ciò che questo comporta in termini di diritti, dignità e protezione sociale.
La politica deve avere il coraggio di ascoltare chi ogni giorno, spesso senza tutele né certezze, tiene viva la nostra immaginazione.