Ufficio Stampa FISAPI
Il Fondo Monetario Internazionale punta il dito contro il regime forfettario italiano, definendolo “iniquo” e responsabile di una significativa perdita di gettito fiscale. Il giudizio arriva con la pubblicazione del rapporto conclusivo sullo stato dell’economia italiana, che accende i riflettori sui limiti strutturali della flat tax applicata alle Partite IVA.
Nel mirino dell’organismo internazionale finisce la tassazione agevolata al 5% (nei primi cinque anni di attività) e al 15% prevista per il regime forfettario: una misura che, secondo il FMI, favorisce una platea troppo ampia di contribuenti, creando distorsioni rispetto al resto del sistema fiscale e contribuendo a una distribuzione iniqua del carico tributario. Per questo, l’invito è chiaro: il regime andrebbe abolito o almeno profondamente riformato.
Le critiche del FMI trovano eco nei numeri resi noti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze sulle dichiarazioni dei redditi 2024: oltre 1,9 milioni di contribuenti, pari al 51% di tutte le Partite IVA, usufruiscono oggi di un regime fiscale agevolato, con un incremento del 6,5% rispetto all’anno precedente. L’aumento è legato soprattutto all’innalzamento della soglia dei ricavi a 85mila euro, introdotto dalla Legge di Bilancio 2023. Tuttavia, seppur in crescita, questi lavoratori rappresentano solo il 6,5% del totale della popolazione attiva italiana.
Secondo il Fondo Monetario, la riflessione sulla giustizia fiscale non può limitarsi agli autonomi: il sistema italiano nel suo complesso necessita di una riforma strutturale. Il FMI propone l’abolizione delle detrazioni per i coniugi a carico, la revisione dei valori catastali, un taglio ai disincentivi per l’occupazione femminile e un ripensamento degli incentivi riservati alle microimprese.
L’obiettivo, spiega il rapporto, è costruire un sistema più equo, più semplice e più in linea con le esigenze di sostenibilità economica e sociale. Il rischio, altrimenti, è che l’eccessiva frammentazione e le distorsioni fiscali finiscano per ostacolare la crescita, la produttività e l’attrattività del Paese, proprio in un momento in cui servirebbero certezze e coesione.
FISAPI da sempre attenta alla tutela dei liberi professionisti e alla sostenibilità del sistema fiscale, chiede al Governo di valutare con equilibrio le indicazioni del FMI, tenendo conto del ruolo strategico che Partite IVA, professionisti e microimprese rivestono nel tessuto economico nazionale. La riforma fiscale deve sì puntare all’equità, ma senza penalizzare chi ogni giorno contribuisce alla crescita del Paese con il proprio lavoro.